Siamo finalmete sbarcati sul pianeta BuK Modena. La
città è calda ed assolata e il Foro Boario, luogo che ospita la manifestazione,
è davvero un appuntamento molto seguito da queste parti, vista la folla che si raduna fin dall'ingresso.
Facciamo il nostro
giro fra gli stand cercando i titoli migliori da segnalarvi, che vedrete presto
in video e di seguito la prima, importante, presentazione della giornata.
Il giovane giornalista Stefano Feltri, de Il Fatto
Quotidiano, è arrivato a Modena per parlare del suo "Il giorno in cui l’euro
morì". Sono le 16.30, la sala Pirandello è già piena di gente e l’armosfera è
bollente non solo per i temi trattati dal libro ma anche per il clima straordinariamente
caldo per questo periodo.
Il libro di Feltri tenta di essere una guida per il momento storico che stiamo vivendo o meglio di offrire alcune risposte alle
domande più scottanti riguardo l'attualità. L’acustica della sala non è certo delle migliori, le persone accorse che si aggirano lungo gli stand fanno davvero
tanto fracasso.
Ma il giornalista non si fa intimorire e con lo
stesso coraggio che lo ha animato nella scrittura del libro, si lancia in un
animato dibattito che affronta gli ultimi dieci anni di storia italiana.
Un periodo in cui a lungo ci hanno fatto credere che
tutto andava bene, fino almeno, al 5 agosto dell’anno scorso, quando è stata necessaria una seconda manovra
alla Tremonti. Mossa azzardata e tuttavia controproducente che ha portato al
governo Monti e alla situazione attuale che tutti noi conosciamo.
Una crisi profonda coì come l’umanità non affrontava da tempo. Un evento mondiale che non ha coinvolto solo i paesi dell’eurozona ma
anche gli Stati Uniti.
L’euro è davvero la causa di questo disatro? Forse,
ma più che altro è stato il modo in cui è stato gestito fin dall'inizio e poi non è di certo l’unico motivo. A differenza infatti di quando si possa pensare l’economia
non è una scienza esatta ma una disciplina debole che si è alimentata, soprattutto
negli ultimi tempi, di una falsa
promessa.
Il capitalismo contemporaneo era convinto che il
mercato aveva la capacità di autoregolarsi, di trovare cioè da solo un certo
equilibrio. I fatti accaduti negli ultimi anni non solo hanno dimostrato la
fragilità di tale pensiero ma soprattutto che nemmeno i paesi economicamente
più forti possono salvarsi e rimanere indenni.
Feltri fa l’esempio della Germania che nonostante la
sua linea dispotica, richia, e anche molto. Per anni ha goduto della sua
supremazia ma adesso rischia di vedersela annullata perché non esiste più un
mercato reale in grado di acquistare i prodotti made in germany.
Né tantomeno è andata meglio all’Islanda che
nonostante abbia trovato il coraggio di ribellarsi ai prestiti ottenuti dai
paesi stranieri resta comunque un caso isolato. Gli interessi della piccola
isola, pur rappresentando un unicum nella storia economica, rimangono comunque
di portata limitata.
Che cosa ci aspetta il
futuro? Stefano Feltri non ha dubbi. Quella che stiamo attraversando è la prima
fase di una crisi economica senza uguali. Un decorso mondiale che porterà una
crescita zero e come unica soluzione il risanamento del debito
pubblico anche a costo delle classi sociali più deboli.
L’economia non si
comporta in modo razionale, peccato che a farne le spese siano sempre e solo i
cittadini. Le potenze mondiali chiamate a risolvere la situazione, dovranno pur
fare conti con la realtà, con un mondo in piena recessione.
"Il giorno in cui l'euro morì" di Stefano Feltri, Alberti Editore, 142 pagg, 13.00 euro
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