Ampi
falò ardono nella radura, ove lievi suoni di arpa e note penetranti di
strumenti a fiato rompono il silenzio della notte. Gli striduli versi dei corvi
li accompagnano in un susseguirsi alternato e ritmico, che si fonde con gli
altri rumori persi nell’oscurità incombente. Uccelli neri dal becco ricurvo,
magici animali ritenuti messaggeri di morte, o quantomeno, portatori di
sventura.
Le
alte cime degli alberi, smosse dalla brezza notturna, sembrano suggerire
messaggi segreti in un linguaggio sconosciuto, il popolo degli alberi, compagni
fatati di un mondo altro perso fra le rovine di un culto antico, che precede di
secoli l’innesto acculturante del mondo cristiano.
Figure
abbigliate con maschere dalle fattezze mostruose, danzano attorno ai fuochi con
movimenti apparentemente disordinati, in realtà forme estatiche di una danza
rituale tesa all’evocazione di spiriti o al loro allontanamento.
Il
ritmo tenue comincia ad assumere una consistenza maggiore, le musiche si fanno
più sonore, le danze convulse ed eccessive, un odore di erbe aromatiche si
spande tutt’intorno, mentre alcune donne sono intente a mescere in grandi
calderoni sidro ed idromele, le bevande alcoliche care agli dei, il loro
nettare.
Alte
figure con lunghe tuniche si allontanano nell’oscurità. Raggi lunari strappano
timidi riflessi da falcetti in oro puro.
Come
sempre le origini di un fenomeno o di un culto si perdono e si sovrappongono a
tradizioni successive, che spesso le soppiantano, o si miscelano, creando quei
sincretismi tanto complessi quanto affascinanti.
È
il caso della festività di Halloween, erroneamente rappresentata nella
contemporanea società infarcita di marketing dozzinale e di potere mediatico,
ed altrettanto erroneamente ritenuta di provenienza statunitense.
In realtà questa
particolare celebrazione giunse negli Stati Uniti solo nel 1840, ad opera degli
immigrati irlandesi, fuggiti dal loro paese per la terribile carestia delle
patate. Anche il termine si è sviluppato soltanto nel XIX secolo, sempre in
questa nazione, già trasformato dalla primitiva parola Hallowe’en.
L’etimologia
linguistica mostra l’inglesizzazione avvenuta e quindi, logicamente, allontana
il pensiero di molti da una supposta origine gaelica del termine, poiché il
gaelico e vari idiomi anteriori, che potremmo definire pre-gaelici e
pre-celtici, emergono dalle nebbie di un tempo dimenticato e mai perduto,
smarrito forse, ma ciò che si smarrisce può essere sempre ritrovato.
Le
prove storiche ed archeologiche sono poche e sfumate, in particolare per ciò
che riguarda l’Irlanda e le isole britanniche dove i Celti fanno la loro
comparsa nel 1400 B. C. (Datazione ortodossa. Secondo alcune teorie la presenza
celtica andrebbe retrodatata di vari secoli).
La
festa di Ognissanti è fondata dalla Chiesa cattolica nell’alto medioevo, originariamente
da Bonifacio IV nel 610, il 13 Maggio, e poi da papa Gregorio III, nell’VIII
secolo, spostata al 31 ottobre, volutamente per sovrapporsi e soppiantare un
rito pagano, e sulla base di una trasformazione del culto di Samhain o Samain
(il dio delle tenebre), attraverso il quale anticamente si celebrava il
passaggio dalla stagione calda a quella fredda con profondi legami col culto
dei morti.
Il
popolo celta celebrava la notte del 31 Ottobre, l’inizio dell’anno per loro, il
1 Novembre, termine della stagione calda ed avvento del freddo e dell’oscurità.
I colori dell’arancio e del nero appaiono sin da quei tempi, il primo a simbolo
del raccolto maturo, il secondo per rammentare il buio ed il freddo
dell’inverno.
A
questo punto le differenti tradizioni andrebbero a mio avviso riunite in
un’unica visione, per offrire una spiegazione molteplice ma unitaria, di questo
culto.
Con
retaggi remoti, i Celti ritenevano che in questo giorno gli spiriti dei morti
vagassero sulla terra, in un particolare momento di sospensione
spazio-temporale: si apriva una volta l’anno la soglia che separa il mondo dei
vivi da quello dei morti. E qui avvengono i legami con la credenza nel mondo
delle fate e degli elfi.
I sacerdoti celti, i famosi Druidi, divenivano i
portavoce di tale momento di cui narravano stralci cronologici lontani affidati
solo alla memoria orale. Sembra che la religione originaria (termine solo
convenzionale per definire un culto) fosse pre-druidica, ma dovremmo viaggiare
in un tempo passato, proto-storico, antenato di ogni civiltà ufficialmente
riconosciuta, e questo ci porterebbe in un percorso distante dal fulcro di
questo breve scritto.
I
Celti non provavano alcun timore nei confronti dei morti, seppur il loro rapporto
fosse ben diverso da quello egizio o degli Etruschi. Il legame con l’elemento
eterico, oltre che fisico, è differente: non credevano nei demoni ma il loro
mondo ultra-terreno, il termine esatto sarebbe sovra-sensibile, era appunto
rappresentato dalle fate e dagli elfi, creature pericolose a metà fra il bene
ed il male e quindi ben diverse dalle successive visioni favolistiche.
Nella
notte di Samhain sembra fossero proprio questi esseri a compiere scherzi agli
umani.
Tornando
al termine Halloween, e all’antico Hallowe’en, essi risalgono a All Hallows’Day,
ed anche ad All Hallows’Eve (dove Eve sta per vigilia) e All Hallows Even.
La
definizione originale, prima delle modificazioni operate dalla Chiesa Cattolica,
è pero “La Notte
di Samhain, un rito variegato attraverso il quale si celebrava la fertilità
della terra per i doni offerti durante la stagione calda e si ci si preparava
al periodo freddo ed oscuro dell’Inverno. Era però anche la notte, quella del
31 Ottobre, dove la barriera fra la dimensione del mondo dei morti e degli
spiriti e quella umana, cadeva e si apriva un varco. Gli umani non entravano in
quel mondo, ma i morti, gli spiriti ed altre creature dilagavano in quello
umano.
La
consuetudine di indossare maschere mostruose rappresentanti spesso gli stessi
esseri pericolosi non avevano una funzione esorcistica ma apotropaica: ci si
comportava e ci si vestiva come i “mostri nemici” proprio per allontanarli.
Questo è il senso base di un rito apotropaico.
“Treat
or trick”, dolcetto o scherzetto, tanto presente nella cultura statunitense e
nelle rappresentazioni dei
gradevolissimi film-tv, risalirebbe ai primi religiosi cattolici che in quella
notte chiedevano, elemosinando, il “pane dell’anima”, un dolce-pane con uvetta.
Loro non inviavano maledizioni se non lo ottenevano, diversamente dalla
millenaria leggenda che ricorda fate, ma soprattutto elfi, recarsi nelle dimore
degli umani in cerca di cibo, bevande e dolci che se non ottenuti generavano
scherzi talora molto pericolosi.
Questo
momento cronologico della notte fra il 31 Ottobre ed il 1 Novembre, è fra i più
variegati ed interessanti e ricco di spunti esoterici.
Vorrei
narrarvelo ancora ma alcuni elfi stanno bussando alla mia porta ed ultimamente
ho avuto qualche problema con loro.
Devo
chiedere l’intervento di Titania, la regina della fate, una cara e bellissima
amica… vado, devo varcare la soglia per accedere al suo reame multi-dimensionale.
Al
mio ritorno, forse fra qualche secolo, avrò storie entusiasmanti da
raccontarvi.
State
attenti, Samhain è vicino.
Roberto Carlo Deri
Il
Dott. Roberto Carlo Deri è antropologo, etnologo e scrittore. Ha
pubblicato vari saggi di cinema per Enne Effe e scrive libri di
narrativa e saggistica. Si occupa da anni del fantastico e del
“mistero”, in ogni loro manifestazione. E’ stato infatti anche docente
universitario per la cattedra di antropologia del mistero per 3 anni.
Tra le sue esperienze ci sono state inoltre, anche diverse
rappresentazioni teatrali, nei ruoli di attore, autore di testi e regia.
Attualmente è docente di Lettere. Ci accompagnerà scrivendo per la
nostra panchina articoli intorno alle festività più imporatanti
dell'anno dal punto di vista storico-antropologico.
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