Durante il terzo giorno della
rassegna “Giallo Latino” nei locali di “Sport '85” si teneva un appuntamento al
quale un appassionato come me di scienze forensi non sarebbe mai mancato: una
dimostrazione pratica dei metodi di indagine della polizia scientifica,
scherzosamente ribattezzata da noi Readers
“CSI Latina”.
L'idea è quella di allestire una
finta scena del crimine, con alcuni indizi disseminati qua e là, fornire alcune
informazioni che, all'interno della ricostruzione, sono state rinvenute tramite
indagini preliminari (verifica di identità delle vittime, interrogatori dei
presenti al ritrovamento dei corpi, ecc.) ed iniziare l'indagine.
Nella fattispecie, gli
organizzatori della rassegna, con la collaborazione del responsabile della polizia
scientifica di Latina ed un suo collaboratore, hanno ideato un duplice delitto
commesso con una forbice e disposto le prove necessarie a risolvere il caso,
più alcuni indizi falsi, che le forze dell'ordine si trovano spesso a dover
affrontare, sia per tentativi di depistaggio, che per casuali alterazioni della
scena del crimine.
Onestamente, credevo che la
dimostrazione sarebbe stata più orientata ad una spiegazione di come la polizia
scientifica opera, dei tipi di prove che raccolgono e delle analisi che
effettuano. Invece gli astanti hanno assistito ad una sorta di gioco di ruolo
in cui i presenti potevano fare domande agli investigatori, avanzare ipotesi,
valutare indizi per risolvere tutti insieme il caso. Esperimento sicuramente
interessante, che, però, ha lasciato poco spazio alle spiegazioni tecniche, se
non quando espressamente richieste dal pubblico.
È stato comunque possibile venire
a conoscenza di alcune tecniche di indagini, come l'analisi delle tracce
ematiche, e di alcune curiosità, come il fatto che, quando non sono a
disposizione fascette metriche per fotografare oggetti avendo un'unità di
misura di raffronto, la polizia è solita usare delle penne BIC.
In fin dei conti, si può dire che
sia stato più un momento di aggregazione in cui le forze dell'ordine hanno
cercato di sensibilizzare i cittadini al loro lavoro, coinvolgendoli in una
“indagine”, che un appuntamento orientato alla divulgazione. In questo caso,
l'obiettivo si può dire raggiunto, visto l'entusiasmo con cui almeno parte dei
presenti partecipava all'indagine.
Quello che mi ha lasciato
perplesso è la mancanza di considerazione, nella risoluzione del caso, di una
delle più note regole della psicologia forense: il killer, soprattutto se
seriale, tende ad appassionarsi alle indagini che lo riguardano e spesso si
mescola tra la folla di curiosi che sempre si raduna intorno agli inquirenti
che svolgono il proprio lavoro...
4 commenti:
Ma non vale! Manca l'ultima foto, quella più bella, quella che dava un senso all'ultima frase dell'articolo! :D
Brrr...quel losco figuro alla fine mette i brividi :D
E immagina cosa si prova mentre stai fotografando ed attraverso l'obiettivo vedi quello sguardo perverso piantarsi nei tuoi occhi...
Rabbrividiamo....brrrr!
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